Pizza Homamade

Apprezzata e diffusa in tutto il mondo, la pizza è un piatto originario della cucina italiana, anche se la sua storia è abbastanza incerta. Ancora oggi si discute delle sue origini, della provenienza geografica e dell’etimologia del nome. Indubbiamente il suo nome ci riporta alla mia amatissima Napoli, dove fare la pizza è un’arte che si tramanda di padre in figlio. Un’arte e una tradizione che hanno reso questo prodotto uno dei simboli del made in Italy all’estero.

Bastano 4 ingredienti: farina di grano tenero, acqua, lievito di birra e sale.

Quale farina è meglio scegliere e quale lievitazione?

La farina è un prodotto ottenuto dalla macinazione del grano tenero di cui vengono conservati l’involucro esterno (o crusca), ricca di fibre e minerali, e la parte interna, chiamata endosperma, contenente l’amido e le proteine del glutine. Il germe (l’embrione del chicco) viene quasi sempre scartato, tranne nelle farine integrali, perchè rende difficile la conservazione della farina stessa essendo ricco di lipidi, oltre che di altre sostanze nutritive come vitamine e proteine. Si consiglia di preferire le farine con macinazione a pietra perché quest’ultima ha il vantaggio di produrre una farina più ricca da un punto di vista nutrizionale poiché viene macinato l’intero chicco di grano, compreso il germe. Inoltre, questa lavorazione prevede l’impiego di macine che lavorano a basse velocità senza surriscaldare la farina stessa e lasciando così intatte tutte le sue proprietà nutritive.

In base al grado di raffinazione, definita in termine tecnico abburattamento, le farine di grano tenero vengono classificate in: 

  •  Il tipo 00, il più raffinato perchè durante la macinazione del chicco ciò che resta è soltanto la parte interna, quella contenente amido. Il risultato è una farina bianca facilmente lavorabile con indice glicemico elevato. Utilizzata nella preparazione di pane, pizza, pasta, dolci.
  • Il tipo 0,  leggermente meno raffinato, contenente pochissima percentuale di crusca. Utilizzata anch’essa nella preparazione di pane, pizza, pasta, dolci.
  • Il tipo 1, contiene percentuale maggiore di crusca rispetto al tipo 0 e 00.  Perfetto per la panificazione di qualità e viene anche utilizzata per la preparazione di pizza e prodotti da forno.
  • Il tipo 2, conosciuto anche come semi-integrale in quanto possiede una buona quantità di crusca. Questa farina lievita più lentamente rispetto a quelle precedenti per via dei suoi granuli più grossolani dovuti ad una macinazione meno raffinata. Principalmente utilizzata per pane e pizza.
  • la farina integrale, mantiene tutte le parti del chicco di grano: crusca, endosperma e germe. Rappresenta quindi un alimento completo a livello nutrizionale perchè è la più ricca di fibre, vitamine, proteine e sali minerali. Viene utilizzata principalmente per prodotti da forno dal sapore rustico come pane, biscotti e brioche.

Io vi consiglio la scelta del tipo 1 e 2 per le proprietà nutrizionali. 

La lievitazione con lievito di birra è la più frequente in panificazione e si ottiene con l’aiuto di un microrganismo responsabile della fermentazione alcolica (chiamato Saccharomyces cerevisie, ossia“Fungo degli Zuccheri”. Se impastato assieme alla farina e all’acqua trasforma gli zuccheri in acol etilico e anidride carbonica, provocando il rigonfiamento della pasta e quindi la lievitazione.

Vi consiglio una lievitazione 24h per l’alta digeribilità dell’impasto.

Esistono diverse varietà di pizza: rotonda, al taglio, alla pala, fritta…condite in tantissimi modi! Anche se chiedendo in giro vi diranno che l’originale è una sola: la pizza Margherita. Ogni pizzaiolo che si rispetti ha la sua ricetta e la custodisce gelosamente. In questo articolo vi propongo la mia versione HOMEMADE ! 


“Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa, vedrai che il mondo poi ti sorriderà”

Pino Daniele

Come prepararla?

Seguitemi passo passo

Ingredienti:

Per 1 pizza:

  • 150 g di farina di grano tenero tipo 1 o 2;
  • 90 ml di acqua:
  • 1 g di sale;
  • 1 g di lievito di birra secco;

Procedimento:

Versate l’acqua a T ambiente in un bicchiere, aggiungete il lievito e mescolate con un cucchiaino in modo da farlo sciogliere completamente. In una ciotola versate la farina, io ho usato quella di tipo 2 perché qualitativamente migliore rispetto alla 00 essendo meno lavorata. Aggiungete l’acqua a filo, impastando man mano con le mani e infine aggiungere il sale.

Lavorate per 5/10′ l’impasto fino a formare una sfera e lasciatelo riposare a T ambiente nella ciotola, ricoperto da pellicola trasparente, per 30′. Passato questo tempo, lavorate l’impasto facendo diverse pieghe: immaginando che la sfera sia divisa in 4 parti, prendete l’estremità di ognuna, tiratela delicatamente e ripiegatela verso il centro, infine dategli la forma di una sfera e lasciatelo lievitare in frigo (nella parte alta) per 24h.

Trascorse le 24h, lavorate nuovamente il vostro impasto e prima di infornando lasciatelo riposare, a T ambiente, per circa 1h.

A questo punto non resta che dare la forma alla vostra pizza e condirla.

Il mio consiglio per la cottura: fate prima cuocere l’impasto in una padella antiaderente con coperchio per 5′, dopodiché trasferita la vostra pizza in forno (sulla griglia ricoperta da carta argentata) per altri 15′, fino. doratura.

Buona pizza !

Mangiare sano senza rinunciare al gusto!

Dott.ssa Cristina Giustiniano

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